4. ott, 2022

ADOLESCENTI DEL POST-PANDEMIA

Il momento storico attuale è caratterizzato da grande vulnerabilità. Sono emerse difficoltà relazionali e squilibri psicofisici di rilevanza, tra i più grandi e tra i più piccoli. 

Alla luce della situazione Covid e post-Covid si sono accentuate varie forme di disagio e ansia, soprattutto tra gli adolescenti: difficoltà oggettive sono emerse nel rientrare in presenza a scuola e nel doversi relazionare con compagni e insegnanti. 

Tra le sintomatologie più diffuse riscontate in questo momento di disagio vi sono: 
-fobia sociale 
-abuso di strumenti tecnologici 
-apatia generalizzata 
-difficoltà di attenzione 
-disturbi alimentari (disarmonico rapporto con il cibo, abbuffate/digiuni) 
-difficoltà del sonno e anomalie dell’alternanza sonno- veglia. 
 
Ma queste problematicità sono nate insieme alla pandemia? 

La risposta è NO. 

Durante il lock-down non si sono creati nuovi disagi, piuttosto si sono accentuati, diffusi e manifestati in modo più allarmante disagi che già erano in latenza. 

Al di là della pandemia vi sono alcuni fattori storici e fisiologici che concorrono ad accentuare il quadro attuale, generando una diffusione significativa di ansia: 

L' INFINTA POSSIBILITà DI SCELTA.
Avere davanti a sé tante strade e poter diventare ciò che si vuole è sicuramente una grande conquista del mondo contemporaneo. Tuttavia, spinge necessariamente a chiedersi “Cosa voglio essere? Cosa voglio diventare?”, domande alle quali neanche gli adulti sanno rispondere. I ragazzi si ritrovano così a brancolare nel buio tra le infinite possibilità di scelta che hanno davanti e poche guide. 

Altro aspetto importante è infatti una grande PERDITA DI RIFERIMENTI a livello storico, sociale, culturale. Aldilà dei riferimenti spirituali che hanno guidato la nostra cultura per anni, quelli che sono venuti a mancare, pagandone lo scotto proprio i ragazzi, sono dei riferimenti EDUCATIVI. 
Genitori che per necessità si trovano a dover stare tanto tempo fuori casa, che delegano altre figure del ruolo educativo (insegnanti, nonni, baby sitter, ecc), accompagnati talvolta da un senso di colpa che mette il genitore davanti alla difficoltà di dire NO.
 
Ricordiamoci che l’atteggiamento di sfida dell’adolescente, non è altro che un tentativo di comprendere quali siano i propri limiti e che, implicitamente, ci stanno chiedendo “Dammeli tu questi limiti, perché io non sono capace a comprenderli”. 

È sicuramente vero che dire di Sì sia molto più facile che dire di NO, cercando di accaparrarsi l’amicizia dei nostri figli, ma il ruolo dell’adulto è un altro, non ce lo dimentichiamo. 
Dire di NO, vuol dire spiegarne i motivi, con autorevolezza (che non vuol dire autorità), avendo fiducia nel proprio ruolo educativo e nel percorso del proprio figlio, nel lungo periodo. 

Quali possono essere dunque i suggerimenti a chiunque si rapporti con questi ragazzi? 

-mantenere una buona comunicazione, un dialogo aperto e costruttivo 
-avere un ascolto empatico e rispetto della loro emotività, senza demonizzare o sminuire qualsiasi tipo di sentimento, dalla rabbia alla paura, ma sostenere i ragazzi e aiutarli a riconoscere le emozioni, verbalizzandole, affinchè siano maggiormente in grado di gestirle. 
-dare loro spazio, tempo e la giusta attenzione (che non fa rima con apprensione!) 
-chiedere ai professionisti qualora si abbia bisogno di un aiuto in più. 

I giovani di oggi hanno di prezioso l’essere ragazzi curiosi, informati e che conoscono tante cose, grazie agli strumenti informatici che hanno sotto mano tutti i giorni, ciò non significa che non abbiano bisogno di una guida che li aiuti ad utilizzarli in modo critico, ma soprattutto che non abbiano bisogno delle relazioni umane, familiari, amicali, fondamentali per comprendere quale sia il loro posto nel mondo.